DALLE CAMPANE DEL CONVENTO ALLA TORRE BIANCA 
Cinque secoli di storia. 
di Maria e Giovanna Golzio 

Villa Elisa si trova a Busca, nelle terre che furono del Marchesato di Saluzzo, e sorge nel luogo dove, alla fine del ‘400, su un’area di quasi quattro ettari, tuttora recintata dal muro originario, era stato costruito un Convento di Frati Minori Osservanti che fu un importante punto di riferimento religioso per la Città. La sua chiesa, dedicata a Santa Maria degli Angeli, ospitava le cappelle e le sepolture delle Famiglie notabili. L’aspetto originario del monastero ci è noto grazie all’incisione raffigurante Busca all’interno del seicentesco Theatrum Sabaudiae. All’inizio del ‘700, per il cedimento del tetto, la chiesa fu completamente ricostruita grazie alla progettazione dell’architetto Gallo: le tracce di questo intervento sono ben riconoscibili. Nel 1802, durante l’occupazione napoleonica, il convento fu requisito e passò in possesso del Conte Giacinto Caisotti di Chiusano, il quale lo trasformò in una imponente e articolata villa, la chiesa venne demolita quasi per intero, salvo il campanile e la navata destra che fu adibita a scuderia. Il terreno su cui insistevano le navate centrale e sinistra divenne un cortile, ora tenuto a prato, ma si conservano ancora un grande arco a sesto acuto che sanciva l’accesso all’area presbiteriale-absidale e parti di muratura originali, sulle quali si possono tutt’ora rilevare alcuni affreschi attribuibili ai Fratelli Biazaci da Busca, il più notevole dei quali è una Trinità. Le macerie della demolizione sono state raccolte in un angolo della proprietà e ricoperte di terra. Su questa montagnola artificiale è stato impiantato un giardino romantico, la cui antica bellezza è testimoniata soprattutto dai quattro monumentali faggi rossi, ora più che bicentenari, e dal folto bosco di giganteschi bambù, assai rari nel nostro territorio.
Il corpo nord, che venne riservato dal Caisotti a funzioni di rappresentanza, fu probabilmente sede di una Loggia Massonica di osservanza francese. Sullo scalone di accesso, imponente e austero, furono murate lapidi inneggianti al Bonaparte. Una lunga galleria che dà accesso al salone terminale (oggi adibito a conferenze, eventi musicali ecc.) conserva una interessante collezione di busti di personaggi illustri. 
L’edificio, di cui si riconosce ancora l’impianto conventuale, è costituito da tre maniche disposte ad “U”, a due livelli, tutte porticate e si sviluppa intorno a quello che era il chiostro. Di esso si conserva il pozzo e la struttura della fontana che era al centro del giardino all’italiana. La facciata della manica sud della villa, rivolta verso il giardino privato, è la più monumentale, ed è caratterizzata da un avancorpo porticato con terrazzo superiore. Il portico è costituito da una successione di nove archi su esili colonne e capitelli quattrocenteschi attribuibili ai Mastri Comacini. Il prospetto è coronato da una ricca balaustra lapidea con vasi e volute. In seguito a quanto dovuto al Caissotti, anche i successivi proprietari lasciarono traccia di sé. E’ importante ricordare la Cappella privata, voluta da Eugenio Beraudo di Pralormo, che è un segno di ritorno alla religiosità, dopo l’esibito anticlericalismo del predecessore. Alla fine dell’800 la Famiglia del Banchiere Montù vi diede un tocco di grazia e bellezza con elementi Liberty e con delicate decorazioni floreali sui soffitti degli interni e del porticato. Nel primo’900 il campanile, ormai pericolante, fu trasformato in torre: “La Torre Bianca”, divenuta simbolo della casa per la sua visibilità anche in distanza. Dal 1913 la proprietà passò al Giudice Enrico Bafile e alla consorte Elisa, da cui il nome di “Villa Elisa”. Da più di un secolo essi ed i loro discendenti la custodiscono con amore e dedizione, cercando con semplicità ed operosità di mantenere il legame tra presente, passato e futuro e di farne convivere armoniosamente, su solide basi culturali, le sue molte anime.

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