NOTIZIE STORICHE DELLA FAMIGLIA 
a cura di Andreina Galleani d’Agliano 
La storia famigliare e le vicende che portarono all’acquisto da parte di Giuseppe Galleani d’Agliano nel 1813 del Filatoio di Caraglio, sono state in buona parte già esaminate da mio padre in un suo articolo all’interno di uno studio dedicato a questo complesso edilizio e alla sua produzione(1). Ho comunque pensato di riassumere in questo contesto la storia della famiglia e i fatti che portarono il Filatoio a cambiar di proprietà - seppur all’interno di un unico ceppo famigliare, con il passaggio dai Galleani di Barbaresco e Canelli ai Galleani d’Agliano, enucleando personaggi e fatti salienti dal loro insediamento in Piemonte fino alla vendita del setificio, nel 1857, al banchiere Cassin. I dati archivistici riguardanti la famiglia e le sue origini sono state messe in luce per la prima volta nel 1956 da Fra‘ Renato Galleani d’Agliano di Caravonica, che nei suoi studi identifica le origini dei due rami della famiglia Galleani trasferitisi in Piemonte e poi confluiti nei Galleani d’Agliano e Galleani di Barbaresco e Canelli.
Trascritti dal Caravonica, risulta che i diversi rami della famiglia Galleani discendono da Ingone de Galiana, Console di Genova nel 1193, il quale ebbe dieci figli: da due di essi derivano i casati della cui storia tratteremo in questa sede. Come scrive il Caravonica, “la diretta discendenza dei Galleani d’Agliano dai nizzardi signori di Castelnuovo (…) stata ormai provata dal rinvenimento nell’Archivio di Stato di Torino della registrazione e reinvestitura di una porzione del feudo di Nizza in nome di Gaspare Galleani abitante in Dronero e del fratello Erasmo, quali eredi del nonno Giovanni, il Corsaro,(1454-1538) armatore della famosa nave da corsa detta “LA GALLEANA”. Gaspare Galleani appare dai documenti fra i più  importanti cittadini di Dronero: sposa una nizzarda, Maria Rénaud. Sarà il figlio Giuliano II, nato a Dronero nel 1555, ad acquisire il “tenimento del Palazzasso”, portato in dote dalla sposa Angela Alinei d’Elva (la famiglia Alinei dei conti di Elva).
La linea dei Conti d’Elva ebbe 11 discendenti e la casata iniziò con Giacomo di Piasco, Giovanni Ludovico, il quarto della linea di Elva, fu dichiarato nobile il 12 febbraio 1599 ed esercitò la professione di notaio a Dronero. Il figlio Antonio, sindaco di libertà e poi giudice, 15 settembre 1610 ottenne il feudo di Elva con il titolo di ”SIGNORE” di Elva.
Alessandro il sesto della linea, fu governatore di Demonte.
Dopo di lui la famiglia si trasferì in Francia e si estinse con Alfonso, nato il 21 settembre 1850. Occorre ricordare che gli Alinei si posero decisamente in difesa dei diritti del popolo. Di tendenza democratica, ottennero nel 1616 dal prefetto del marchesato di Saluzzo, Francesco Ripa, che venisse convocata la congregazione generale dei capi di casa, al fine di provvedere in merito alle lagnanze dei cittadini dovute alla precaria amministrazione del Comune.
I consegnamenti feudali esistenti nell’Archivio di Stato di Torino provano l’autentica discendenza dal detto Giuliano delle tre generazioni successive dei Galleani fino a Gaspare II, nato in Dronero nel 1643, poi Ministro e Consigliere di Reggenza di Madama Reale la duchessa Giovanna Battista di Savoia. Nel 1673 viene nominato Cavaliere di San Maurizio e Lazzaro e nel 1680 riceve il titolo di conte di Costigliole, mentre quello di conte d’Agliano viene conferito nel 1699. Questo ramo della famiglia, che si afferma soprattutto nelle attività dell’amministrazione pubblica e del comando militare, estende la sua proprietà agricola nelle zone di Dronero, Caraglio Centallo e Costigliole.
IL PALAZZASSO
Benché  i documenti conservati nell’archivio del Palazzasso di Caraglio siano andati perduti, la data 1726 rinvenuta dall’architetto Toselli sul campanile del palazzo in occasione del rifacimento del tetto del corpo di facciata, farebbe supporre un ingrandimento dell’edificio in un momento successivo alla costruzione del Filatoio di Caraglio, il cui incarico venne conferito presumibilmente nel 1676 da Giò Girolano Galleani all’architetto ducale Amedeo di Castellamonte. Seppur non siano state ancora effettuate ricerche scientifiche sul complesso edilizio del Palazzasso si riscontrano delle similitudini con l’architettura castellamontiana del Filatoio, soprattutto per quanto riguarda il portale d’ingresso con colonne cinghiate. Sull’origine della facciata del Palazzasso si possono, al momento, far solamente delle supposizioni, mentre un’attribuzione del progetto potrà esser formulata solo dopo uno studio più dettagliato dei documenti conservati all’Archivio di Caraglio e all’Archivio di Stato di Torino. E’ probabile che sia stato edificato sotto Giuseppe Maria Galleani d’Agliano, (1666-1764) nominato cavaliere di San Maurizio e Lazzaro nel 1713.A tal fine citiamo il “Libro delle Regioni del Comune di Caraglio” del 1755, in cui viene nominato il termine Palazzasso riguardo alla proprietà intestata al conte Gaspare Goffredo Galleani d’Agliano (1718-1788), figlio di Giuseppe Maria Galleani.
LA STORIA PIÚ RECENTE 
Nel 1791 la settima figlia di Gaspare Galleani d’Agliano, Maria Gabriella, sposò in seconde nozze Luigi Vittorio Solaro della Margarita: il matrimonio fu celebrato nella cattedrale di Saluzzo e dall’unione nacque Clemente Solaro della Margarita (1792-1869) ministro degli Esteri di Carlo Alberto di Savoia-Carignano dal 1835 al 1847. Il figlio di Gaspare, Giuseppe Maria Placido Lorenzo, nato a Saluzzo il 5 ottobre 1762, sposato con Maria Felicita Provana del Sabbione, considerato il personaggio più rappresentativo della casata, avendo ricoperto importanti cariche militari, amministrative e giuridiche: Il 20 agosto 1812 autorizzato a ricevere un titolo imperiale, nel 1815 Consigliere di Finanza e Contadore Generale delle Milizie e Genti di guerra, nel 1822 nominato Tenente Generale e Vicerè  di Sardegna mentre il 17 gennaio 1831 riceve la massima onorificenza, il Collare di Cavaliere della SS Annunziata. Diverse acquisizioni segnano il suo operato, incentrato anche ad accrescere il patrimonio della famiglia: il 13 marzo 1807 acquista il Convento dei Cappuccini di Caraglio, con chiesa e parco annessi, onde salvare questo complesso dal sequestro dei beni ecclesiastici effettuato dal governo napoleonico.
IL FILATOIO 
L’acquisto del Filatoio di Caraglio il 30 agosto del 1813, vede riunita in un unico contesto la storia dei due nuclei dei Galleani: Gaspare Giuseppe Giovenale Galleani di Barbaresco e Canelli, proprietario del Filatoio di Caraglio e Direttore, fra l’altro, dell’Accademia di Belle Arti e delle Regie Gallerie di Torino. Dopo la morte dell‘unico figlio maschio, decide di vendere il setificio al cugino Giuseppe Galleani d’Agliano. L’atto viene stipulato fra le figlie del conte Galleani di Barbaresco e Giuseppe Galleani d’Agliano. Tale vendita era già stata discussa in uno scambio epistolare nel 1807 fra il Conte Giuseppe Galleani d’Agliano e il cognato, Luigi Vittorio Solaro della Margarita, riguardante proprio la filatura della seta a Caraglio. Il destino, seppur generoso di cariche onorifiche e vantaggi finanziari, non fu tuttavia magnanimo con Giuseppe Galleani d’Agliano, deceduto a Torino nel 1838: dei suoi dieci figli, cinque maschi e cinque femmine, ben quattro maschi morirono: solo l’ultimogenito Pio Giuseppe, nato a Torino nel 1816, sopravvisse e portò avanti il titolo famigliare. La vita di Pio Giuseppe, sposato con Carolina Provana di Collegno che ebbe due figli maschi, Giuseppe e Luigi, nati rispettivamente nel 1850 e nel 1852 e cinque femmine, fu costellata da una serie di vendite che cambiarono totalmente lo “status“ della famiglia, allora considerata fra le più abbienti di Torino. Fra tutte, la più importante per il nostro resoconto è senz’altro la cessione del setificio Galleani al banchiere Beniamino Cassin, avvenuta nel 1857.
Dopo la morte di Pio Giuseppe Galleani d’Agliano, gli eredi dovettero affrontare le conseguenze disastrose che la sua azione di sostenitore delle molteplici iniziative di Don Bosco, (che spesso soggiornava al Palazzasso), aveva avuto sul patrimonio famigliare. Ritiratisi a Palazzasso, furono costretti a una oculata attività gestionale per salvare almeno le proprietà agricole. Artefice del salvataggio dei beni di famiglia fu Giuseppe Maria III, primogenito di Pio Giuseppe che, con oculata gestione e una politica matrimoniale oggi probabilmente giudicata intransigente, obbligò le sorelle a rinunciare alle nozze. Egli, rimasto celibe, adottò poi il conte Giuseppe Pio Galleani d’Agliano (1895-1949) figlio di suo fratello minore Luigi (1852-1911)e di Gabriella Ripa di Meana, il quale ebbe a sua volta quattro figli, Maria Elena (1921-2007), Anna (1922-2011), Luigi (1923) e Giuseppe (1930-2012). Luigi Galleani d’Agliano, a cui è dovuta la faticosa impresa della ricostruzione del Filatoio di Caraglio e la realizzazione del Centro Studi Luca d’Agliano, intitolato al figlio maschio prematuramente scomparso nel 1984, ha riunito appunti, lettere e fonti d’archivio dedicate alla storia famigliare, donando a me per prima, ai miei figli e a tutti i suoi nipoti, una inesauribile fonte di apprendimento e di conoscenza delle vicende che solo apparentemente lontane, costituiscono un imprescindibile legame con il nostro passato.

You may also like

Back to Top